Pear-pride!

Dopo vestimenti e svestimenti vari, ieri era il giorno della sfilata e festa di carnevale in oratorio. Io e la mia piccola pera siamo andate e ce la siamo proprio goduta (be', ovviamente più lei di me). Ma goduta e tanto tanto tanto... che ho fatto una fatica inenarrabile per trascinarla via da lì. 

E, niente. È semplicemente stupendo vederli così felici. Punto.

Lo dicevo già l'anno scorso e lo confermo, la felicità è una briciola di carta colorata da prendere buttare, raccogliere e ributtare ancora, ancora e ancora.

I bambini presenti ieri alla festa si suddividevano in due grandi categorie: dai tre anni in giù, occupati a fare travasi con coriandoli raccolti dal pavimento; dai tre anni in su, occupati a rincorrersi o ballare senza sosta le canzoni sparate a palla. 

Di tanto in tanto, chi da un gruppo, chi dall'altro si assentava momentaneamente per una breve sosta al banchetto della merenda. Se non è questa la felicità...

Il vestito da pera è vintage: è stato cucito ben 25 anni fa da mia zia per mio cugino. 

Noemi era tutta orgogliosa di essere una pera (anche se ha già deciso che l'anno prossimo sarà un'ape) e si è immedesimata a tal punto nella parte che a una signora che le chiedeva: "Come ti chiami? Non mi ricordo." Ha risposto serissima senza pensarci un secondo: "Pea".